…quando i ricordi ammorbidiscono la realtà

IMG_8325

IMG_8325Mesi di silenzio. Silenzio dettato dalla sensazione di non riuscire più a scrivere emozionandomi. Poi questa mattina l’esigenza di farlo.

Sono sempre molto distratta quando cammino per strada. Qualcuno direbbe che ho la testa tra le nuvole ma in realtà sono solo sommersa da mille inutili pensieri. Entro a fare la spesa al supermercato e come sempre dimentico quello che devo acquistate. Ho voglia di riso quest’oggi e lo compero. Pago ed esco. Le grandi porte d’uscita si aprono automaticamente e mentre le attraverso, stringendo tra le mani il sacchetto di stoffa con dentro le mie compere, mi accorgo della sagoma di una donna. Una donna anziana. La osservo e vado avanti. Cammino e non riesco a levarmi dalla mente quella donna. La conosco, ne sono sicura.

Mi volto e torno indietro. Mi sento quasi una cretina quando osservandola esclamo dicendo: “Maestra Gina!”.

Quella donna, con gli occhiali neri, ed un rossetto rosso che ricordo benissimo nella memoria della mia infanzia mi osserva. Sono certa che non mi riconoscerà mai. Sono passati tanti, troppi anni dall’ultima volta che l’ho incontrata per strada.

Sgrana gli occhi e con un sorriso dice: “Alessia!”.

L’abbraccio. L’abbraccio forte. E mentre lo faccio lei continua dicendo: “Non potrei mai dimenticarmi di te. Non potrei dimenticare di una bambina che in quinta elementare scriveva già come una persona grande”.

Mi commuove vederla. Mi commuove pensare a quando ero piccola. Mi commuove incontrare la mia maestra preferita. Quella maestra che tanto mi ha trasmesso l’amore per la scrittura. Quella maestra che una volta mi fece piangere perché per una sola virgola errata segnò tutto il compito in rosso scrivendoci su un “male”. Quella maestra che vedendomi piangere mi disse: “potevi non sbagliarla quella virgola. Ti ho punita perché sono certa che puoi fare di più”.

Gli anni sono passati e l’unica cosa che riesco a fare bene, nonostante qualcuno dica che non è così, è scrivere. Scrivo sempre, ovunque. Anche in un piccolo pezzetto di carta. Scrivo perché è l’unica cosa che so fare. A scuola sono sempre stata una capra in matematica. Ricordo che ricevevo la sufficienza solo per pena. M’impegnavo. Lo facevo in una maniera assurda ma il risultato era sempre scarsissimo.

La scrittura, invece, è sempre stata la mia vita. E incontrare la maestra Gina, oggi, ha riaperto il cassetto dei ricordi, forse gli unici bei ricordi reali. Quei ricordi fatti di quaderni puliti, senza orecchie ai margini, dove la penna nera scorreva lenta nel tentativo di non rovinare la scrittura. Quei quaderni pieni di temi che racchiudevano perplessità, sogni e ambizioni di una bambina. Quei quaderni pieni di poesie lunghissime che memorizzavo in pochissimi minuti. Quei quaderni che ho dovuto buttare via quando si faceva vicina la probabilità di un trasferimento.

Guardo la maestra Gina. E’ grande ormai. Ma io la guardo sempre con gli stessi occhi di quando ero bambina. La guardo e penso che non ho sempre amato scrivere parlando di persone e storie vere e mai inventate. Scrivevo solo storie vere. L’inventiva la usavo solo per le favole, quelle finte purtroppo. Ho sempre scritto, anche da bambina, storie reali, forse anche troppo.

E penso. Penso che forse oggi amo scrivere le storie vere proprio per questo. Perché quando iniziai a scrivere per professione giurai che lo avrei sempre fatto nel modo giusto non ferendo mai gli altri. Da quando iniziai a scrivere ad oggi non è mai cambiato nulla. Io, in realtà, mi sento solo un’umile serva della scrittura. Una che mette a disposizione degli altri la scrittura e le mani per raccontare quello che gli altri, magari, non narrerebbero mai.

Stringo ancora forte la maestra Gina che mi bacia sulle guance lasciandomi l’impronta del suo rossetto rosso. Mi allontano mentre lei prende sotto braccio la signora che l’accompagna.

Sotto gli occhiali da sole i miei occhi producono dei lacrimoni enormi. Tiro su le spalle mentre con la mano impegnata dal sacchetto di stoffa pieno di spesa provo a raddrizzare il bordo del cappottino grigio che indosso. Penso a tante cose. Penso a come nessuno, nonostante il percorso sia stato lungo e tormentato, sia mai riuscito a distruggere il mio bisogno di scrivere. Penso a quando da bambina consumavo una quantità industriale di penne, rigorosamente di colore nero, per raccontare storie vere. Penso a quando indossavo il grembiule e dentro lo zainetto si sentiva il profumo del panino con il prosciutto cotto che avrei mangiato non appena suonata la ricreazione. Penso a quando il problema era dividere il banco con il compagno tracciando una lunga linea con riga e matita per definire lo spazio da non superare per non invadere la “proprietà” dell’altro. Penso a quando tutto era legato alla gioia di una recita di fine anno. Penso a quando tutto era più semplice e scrivere era sicuramente meno complicato di adesso. Il primo pensiero, appena tornata a casa, è stato quello di aprire il cassetto dove tengo conservati tutti i dvd delle recite e trovare quello giusto per rivedere la “mia” maestra.

Mi auguro di poter abbracciare ancora la maestra Gina. Mi auguro che lei si ricordi sempre di me e del bene che le ho voluto. E poi mi auguro di poter scrivere. Scrivere sempre. Per me e per chi apprezza la mia scrittura.

Per oggi passo e chiuso. Con la promessa di rileggerci prestissimo.

M

 

3 thoughts on “…quando i ricordi ammorbidiscono la realtà

  1. Laura Alessi says:

    È bello scrivere bene , saper esprimere i propri sentimenti.
    Ti ammiro cara Alessia sei una persona speciale come la tua mamma…
    È bello leggere momenti dei nostri tempi passati, ricordando qualcuno a cui hai voluto bene…
    Un abbraccio a presto 😘😘😘

  2. Rosy says:

    Cara dolce sensibile Malefica, leggo te e leggo me insieme..la penna sempre e solo nera..il perchè bho..non l’ho capito mai..la voglia di scrivere come un bisogno dell’anima che non muore mai nonostante a volte la vita ci costringa a tacere..a soccombere, ma quella no..vive, lotta è la parte più vera. Solo noi sappiamo cosa vuol dire. E quel bene puro, grande, immenso, il bene di una bimba è un dono, lei, la nostra maestra, era e sarà nei nostri ricordi quasi una seconda mamma..ha dato parole alla nostra anima, e se oggi siamo quel che siamo, ne son certa, è anche un pò merito suo <3

Rispondi a Rosy Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *